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di confutazione. 191

che i Romani, i quali nell’amministrazione delle leggi non passano per la più ingiusta, o la più feroce nazione, avesser voluto spargere tanto sangue, e privarsi di tanti sudditi, senza un forte interesse che gli stimolasse a violare così visibilmente i principj dell’equità naturale.

L’attaccamento alla propria Religione, il quale doveva essere grande per ogni riguardo di antichità, di educazione, di libertinaggio, di gloria, faceva sì, che chiudessero volontariamente gli occhi alla luce, e che perseguitassero nella Religione Cristiana, non una setta rea e pericolosa allo Stato, ma una rivale, che minacciava all’idolatria la totale distruzione del suo regno.

Questa cagione trova nella storia di que’ tempi gli argomenti più chiari a convincerne chiunque. Imperciocchè non solo vi si veggono i Sacerdoti porre in opera ogni artifizio per opprimere i Cristiani; non solo i Filosofi inventare nuovi sistemi a rettificar l’idolatria per non lasciarla cadere; ma altresì vi si vede il popolo tutto acceso del più alto fanatismo, oltrepassare i limiti prescritti dagl’imperadori allo spirito di accusa, e rinunciando talora all’ubbidienza del proprio Sovrano, usurparne la maestà per dissetarsi del sangue nemico. Cercheremo le tracce della giustizia ne’ tumulti popolari?

Non creda alcuno aver l’Autore tralasciato questo articolo per pura inavvertenza: egli lo ha taciuto a disegno, poichè tanto furore religioso come poteva conciliarsi colla tolleranza del mondo Pagano, che forma l’oggetto delle sue delizie? Come avrebbe potuto dire, che i persecutori dal Cristianesimo non furono animati dal furioso zelo de’ divoti, ma dalla moderata politica de’ legislatori.