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di confutazione. | 185 |
ravano la sua nascita equivoca, la sua vita e la sua morte ignominiosa.
Risposta. L’accusa, che nel titolo si annuncia d’ateismo, realmente era di fanatismo, di superstizione. I Gentili rimproverati da’ Cristiani di adorare Dei di pietra e di legno, invece di rivolgersi al Creatore dell’universo, come potevano attaccarli di ateismo? Sapevano bene, che agli Dei della favolosa antichità avevano sostituito G. C. Figliuolo di Dio; e che al culto di Roma avevano surrogato un altro culto secretamente celebrato: sicchè realmente gli accusavano di superstizione, non d’ateismo.
L’una e l’altro possono avere riguardo al ben essere dello Stato; e vi ha chi ha trattato problematicamente, se nuoca più alla società la superstizione, che l’ateismo.
Secondo i principj poc’anzi stabiliti, i Romani per non incorrere la taccia d’ingiusti, dovevano, sprezzando le voci ed i numeri volgari, far un serio esame della dottrina Cristiana, per decidere se intesa nel suo giusto senso, si opponesse o no al bene dello Stato.
Noi ci lagniamo d’aver essi negletto un dovere tanto essenziale: ci lagniamo anzi, che imperversando nell’odio chiusero l’orecchie alle vive proteste de’ Cristiani, e si risero delle ardenti Apologie, nelle quali questi esponevano chiaramente la loro credenza sulla natura della Divinità e sull’innocenza del loro culto religioso.
Ma l’Autore per lo più deviante dal vero segno, non introduce i Gentili a dimostrare, che il culto era di nocumento allo Stato; ciò che sarebbe stato a proposito per la loro giustificazione; ma si vale della loro maschera semplicemente a risvegliare un filosofico disprezzo degli augusti misteri, che formano l’oggetto