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gliono impedire l’introduzione di una Religione straniera. Passiamo sotto silenzio i pregiudizi di ciascun popolo, la gelosia de’ Sacerdoti, l’invidia de’ Filosofi, la corruzione universale, e domandiamo se le leggi proibitive degl’Imperadori non formavano un ostacolo degno di considerazione.

Giacchè le digressioni ci perseguitano sino alla fine, invitiamo l’Autore ad aprire il Talmud, nel qual libro i Giudei, che si suppongono indifferenti ai luminosi prodigi di Cristo, ne depositarono la memoria in due articoli, l’uno de’ quali è ben lungo. Il Talmud fu in vero composto assai tardi; ma gli Autori avrebbero prestato così gran vantaggio ai Cristiani, se avessero potuto sopprimere la tradizione della nazione?

I Giudei, che vennero alla fede, oltre l’Evangelio di S. Matteo, che tutte le ragioni provano essere stato scritto in Ebraico, ne avevano un altro intitolato secondo gli Ebrei, e che nei primi secoli della Chiesa fu avuto universalmente in venerazione.

Per quanto lontana da Gerusalemme e dal tempo di Gesù Cristo si finga la data de’ quattro Evangelj, sono certe due cose: primo, che queste opere furono scritte dagli stessi testimoni de’ fatti: secondo, che furono trovate conformi a quanto a viva voce avevano pubblicato gli Apostoli; poichè in caso diverso o non sarebbero state ricevute, o si sarebbe mutata la stabilita credenza: questa ragione prova, che saremmo sicuri della veracità degli Evangelj, quando pure volessimo accordare contro la certezza istorica, che furono composti in tempi assai bassi da persone, che li divolgarono per opere de’ Discepoli di Cristo.