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di confutazione. 163


Resta ad investigare, se l’aristocrazia consista nel corpo del Clero, oppure in quello de’ Vescovi; ch’è lo stesso che cercare se i Vescovi sono superiori del Clero, per istituzione Divina, o semplici amministratori di un’autorità che risegga propriamente nel collegio Sacerdotale. Nella Scrittura vi ha un passo decisivo, nel quale si dice a’ Vescovi, che gli ha posti sopra le Chiese lo Spirito Santo.

Qui però nasce una difficoltà dalla confusione dei nomi. Il titolo di Vescovo e di Prete si dava alla stessa persona; quello a dinotarne l’uffizio, questo a ragionare dell’anzianità. Dunque come faremo risaltare la superiorità de’ Vescovi, prendendo questa denominazione nel senso comune?

Nell’Apocalisse i Capi della Chiesa vengono distinti col nome di Angeli, cioè d’inviati, e si attribuisce loro il diritto di governare con formole ch’escludono ogni altro. Nell’epistole di S. Ignazio, Discepolo degli Apostoli, nulla s’inculca più frequentemente ed ai Laici ed ai Cherici, quanto la perfetta subordinazione al proprio Vescovo. Ci è noto che i Presbiteriani rigettano l’uno e l’altro libro, per non poterli conciliare col proprio sistema: ma in questo stesso mostrano apertamente il lor torto; giacchè per sostenere un assurdo, si gettano in un assurdo più grande. A principio non vi furono che gli Apostoli ed i Preti, cioè i Vescovi: se non che crescendo di giorno in giorno le spirituali conquiste della Chiesa, furono chiamati i semplici Sacerdoti ed i Diaconi in sussidio de’ Vescovi, ma come sudditi, non come eguali.

Il piano instituito da Cristo, e posto in esecuzione dagli Apostoli mai non soffrì nella sua essenza alterazione veruna. Imperciocchè i Profeti, che illustrarono