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di confutazione. 147

prendendo a distruggere quelli de’ primi secoli: ma egli non si accorse, che bisognava salire agli Apostoli ed a Gesù Cristo. Noi non ci tratterremo più sopra questo argomento, avendo rispinti i tentativi del nostro Autore; aspetteremo che alcuno de’ Protestanti sciolga i nodi, che fa nascere il loro sistema, giacchè i due Apologisti Inglesi non hanno soddisfatto all’aspettazione del Pubblico.

Toccando alla sfuggita i miracoli di Gesù Cristo, l’Autore pretende, che i prodigi, che figuravansi di fare i primi Cristiani, li disponevano ad ammettere colla stessa facilità le maraviglie dell’Evangelio, ch’ei chiama autentiche per nascondere in qualche maniera il veleno. Nella qual satira però non sappiamo, se la stolidezza non superi la malignità; perocchè supponendo i Cristiani illusi riguardo a se stessi, l’inganno non potea provenire se non dall’essere persuasi del divino potere di Gesù Cristo e dell’efficacia delle sue promesse, senza la qual persuasione non si sa comprendere come potevano vantarsi di far miracoli a nome di Cristo. La fede adunque de’ propri miracoli si risolveva ne’ miracoli di Cristo; non credevano ai miracoli di Cristo per un somigliante potere che attribuivano a se stessi.

I Cristiani confessavano e confessano sorpassare i misteri le forze del loro intelletto; e li credevano e li credono sulla forza de’ miracoli, i quali provano averli Iddio rivelati. E questa è necessità di conseguenza, non facilità di credere.

Assuefatti, prosegue l’Autore, ad osservare ed a rispettare l’ordine invariabile della natura, la nostra ragione o almeno la nostra fantasia non è preparata sufficientemente a sostenere l’azione visibile della Di-