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dell'impero romano cap xvi. 9

tusiasmo degli Ebrei sostenevasi dall’opinione, ch’essi non potevan legittimamente pagar tributi ad un Sovrano idolatra, e dalla seducente promessa tratta dai loro antichi oracoli, che in breve sarebbe nato un Messia conquistatore, destinato a rompere le loro catene, e a trasferire ai favoriti del Cielo l’impero della Terra. Il celebre Barcocheba, coll’annunziarsi che fece come loro, da lungo tempo aspettato, liberatore, e col convocar tutti i discendenti di Abramo per sostener la speranza d’Israele, raccolse un formidabile esercito, con cui resistè per due anni al potere dell’Imperatore Adriano1.

Ad onta di queste ripetute provocazioni, finì l’ira de’ Principi Romani con la vittoria; nè continuarono le loro apprensioni oltre il tempo del pericolo e della guerra. Mediante la general tolleranza del Politeismo e la mansueta indole di Antonino Pio, a’ Giudei restituiti furono gli antichi lor privilegi, ed ottennero essi un’altra volta la facoltà di circoncidere i loro figli con la moderata limitazione, che non dovesser mai dare ad alcun proselito straniero quel contrassegno distintivo della stirpe Giudaica2. Quantunque i numerosi avanzi di quel popolo restassero sempre esclusi da’ recinti di Gerusalemme, pure fu loro permesso di formare e di mantenere considerabili stabilimenti tanto

    oltre un numero infinito di essi, che morirono di fame, di disagio e di fuoco.

  1. Per la setta degli Zeloti vedi Basnag. Hist. des Juifs l. I. c. 17; pe’ caratteri del Messia, secondo i Rabbini l. V. c. 11, 12, 13; per le azioni di Barcocheba l. VII. c. 12.
  2. Noi dobbiamo a Modestino Giurisconsulto Romano (l. VI. Regular.) una distinta notizia dell’Editto di Antonino. Vedi Casaubon. ad Hist. Aug. p. 27.