Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano III.djvu/148

142 saggio

stiano, ed i suoi Avversari lo ridussero alla disperazione di cambiar lo stato della questione, per ritirarsi con onore. Dichiarò egli di non aver tolti a combattere i miracoli passeggieri ne’ primi secoli accaduti, ma solo il poter permanente, di che si credeva rivestita la Chiesa: cosa, ripiglia il Mosemio, da niuno sostenuta, e che per conseguenza non meritava la pena di confutarsi con un grosso volume. Il Sig. Gibbon cita questo grosso volume, cita l’opposizioni che incontrò, cita l’Apologia ch’egli preparò; ma non dichiara il fine ch’ebbe la disputa, e par che ignori, che la di lui piuttosto ritrattazione che apologia fu data alla luce un anno dopo la morte del medesimo.

Fu rimproverato al Middleton che le difficoltà da lui fatte contro i miracoli dei primi secoli si stendevano naturalmente a quelli degli Apostoli e di Gesù Cristo. In fatti egli oppose ai primi il Pirronismo dei letterati contemporanei, la credulità del popolo ed alcune leggerissime riflessioni di critica sopra i monumenti degli antichi Scrittori, e gli fu fatto vedere, che le stesse leggerissime riflessioni di critica possono applicarsi agli Evangeli, e che si rinviene la stessa credulità del popolo Ebreo, e lo stesso Pirronismo negli Scribi e ne’ Farisei. Il Middleton, persuaso della verità de’ miracoli depositati ne’ libri canonici, non volendo riconoscere la fatale conseguenza de’ suoi principj, amò meglio di mutar la questione. Col nostro Autore è superfluo l’affannarsi a mettergli in vista la stessa conseguenza, come quegli, che lungi dall’averla in orrore, se la fa propria, e temendo che il suo lettore non sia capace di scuoprirla da se, ve lo conduce per mano, e si leva del tutto la maschera verso il fine del capo.

Ora noi qui non prenderemo direttamente a difen-