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dell'impero romano cap. xii. |
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visibile l’aiuto, che la Repubblica traeva dai Barbari1, Era questo divenuto ormai necessario. I molli abitatori dell’Italia e delle Province interne non potevano più sostenere il peso delle armi. Le robuste nazioni situate sulle frontiere del Reno e del Danubio davano ancora animi e corpi adattati alle fatiche del campo; ma una continua serie di guerre avea a poco a poco diminuito il lor numero. La rarità dei matrimonj, o la rovina dell’agricoltura, s’opponevano ai principj della popolazione, e distruggevano non solo la forza delle generazioni presenti, ma toglievano la speranza ancora delle future. La sapienza di Probo abbracciò il vasto ed utile disegno di ripopolare l’esauste frontiere con nuove colonie di Barbari schiavi o fuggitivi, ai quali egli diede e terreno e bestiami, ed istrumenti di agricoltura, ed ogni incoraggiamento che potesse impegnarli ad allevare una razza di soldati pel servizio della Repubblica. Egli trasferì un considerabil corpo di Vandali nella Britannia, e probabilmente nella Provincia di Cambridge.2 L’impossibilità della fuga fece che si adattassero alla loro situazione, e nelle susseguenti turbolenze di quell’isola si mostrarono fedelissimi sudditi dello Stato3. Un gran numero di Franchi e di Gepidi fu stabilito sulle rive del Danubio e del Reno. Centomila Bastarni, cacciati dalla lor patria, accettarono allegramente uno stabilimento nella Tracia, e presto cont-
- ↑ Egli distribuì quasi cinquanta o sessanta Barbari in circa per numero; come allor si chiamava un corpo, che non sappiamo precisamente da quanti individui fosse composto.
- ↑ Cambden, in Britannia, introduzione, p. 136; ma egli parla sopra un’incertissima congettura.
- ↑ Zosimo, l. 1, p. 62. Secondo Vopisco, un altro corpo di Vandali fu meno fedele.