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dell'impero romano cap. xi. 55

Egli morì pianto dall’esercito, detestato dal Senato, ma universalmente riconosciuto come un Principe guerriero e fortunato, e come il salutevole, benchè severo, riformatore di un degenerato impero1.

CAPITOLO XII

Condotta dell’esercito e del Senato dopo la morte di Aureliano. Regni di Tacito, di Probo, di Caro e dei suoi figli.

La condizione degl’Imperatori Romani era tanto infelice, che qualunque si fosse la loro condotta, incontravano ordinariamente il medesimo fato. La vita dissoluta o virtuosa, severa o indulgente, indolente o gloriosa, menava egualmente ad un intempestivo sepolcro; e quasi ogni regno finisce con la stessa disgustosa ripetizione di tradimenti e di stragi. La morte di Aureliano, per altro, è considerabile per le straordinarie sue conseguenze. Le legioni ammirarono, piansero, e vendicarono il vittorioso lor condottiere. L’artifizio del perfido di lui segretario fu discoperto e punito. I cospiratori delusi seguirono le funerali esequie del loro oltraggiato Sovrano con sincero, o ben simulato pentimento, e si sottomisero all’unanime risoluzione dell’ordine militare, la quale fu significata con la seguente lettera. „I valorosi e felici eserciti al Senato ed al Popolo di Roma. Il delitto di un solo e il fallo di molti ci hanno privato dell’ultimo Im-

  1. Vopisco nella Stor. Aug. p. 221. Zosimo l. I, p. 57. Eutrop. IX. 15. I due Vittori.