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44 | storia della decadenza |
Nel ritornare dalla conquista dell’Oriente, avea Aureliano già attraversato lo Stretto che divide l’Europa dall’Asia, quando fu irritato dalla notizia che i cittadini di Palmira aveano trucidato il Governatore e la guarnigione da esso ivi lasciata, ed inalberata di nuovo l’insegna della ribellione. Senza deliberare un momento egli volse un’altra volta la faccia verso la Siria. Antiochia fu spaventata dalla rapida di lui marcia, e la misera città di Palmira provò l’irresistibile peso del suo risentimento. Abbiamo una lettera di Aureliano medesimo, nella quale egli confessa1, che i vecchi, le donne, i fanciulli e gli agricoltori furono involti in quella terribile esecuzione, la quale avrebbe dovuto ristringersi ai soli armati ribelli; e benchè il suo principale interesse sembri diretto al ristauramento di un tempio del Sole, egli mostra qualche compassione pel rimanente dei Palmireni, ai quali concede la permissione di rifabbricare ed abitare la loro città. Ma è più facile distruggere che ristaurare. La sede del commercio, delle arti, e di Zenobia, divenne a poco a poco un’oscura città, una Fortezza di niun conto, e finalmente un miserabil villaggio. Gli attuali cittadini di Palmira, consistenti in trenta o quaranta famiglie, hanno eretto le fangose loro capanne dentro lo spazioso recinto di un magnifico Tempio.
Un’altra ed ultima fatica si preparava all’instancabile Aureliano, di opprimer cioè un pericoloso, benchè oscuro ribelle, che, durante la sollevazion di Palmira, era insorto sulle rive del Nilo. Fermo, amico ed alleato, com’egli stesso superbamente s’intitolava, di Odenato e Zenobia, altro non era che un ricco mer-
- ↑ Stor. Aug. p. 219.