Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano II.djvu/39


dell'impero romano cap. xi. 33

e Batavi1, che il vincitore presto costrinse o persuase a ripassare il Reno, ristabilì l’universale tranquillità, e l’autorità di Aureliano fu riconosciuta dalla muraglia d’Antonino alle colonne d’Ercole.

Fino dal regno di Claudio la Città di Autun, sola e senza soccorso, avea osato dichiararsi contro le legioni della Gallia. Dopo un assedio di setto mesi esse rovinarono e saccheggiarono quella sfortunata città già desolata dalla fame2. Lione, al contrario, avea resistito con ostinata avversione alle armi di Aureliano. Si legge il castigo di Lione3, ma non si trovano mentovate le ricompense di Autun. Tale in verità è la politica della guerra civile, ricordarsi severamente delle ingiurie, ed obbliare i più importanti servigi. La vendetta è proficua, la gratitudine è dispendiosa.

[A.D. 272] Appena Aureliano si fu assicurato della persona e delle province di Tetrico, rivolse le sue armi contro Zenobia, quella celebre Regina di Palmira e dell’Oriente. L’Europa moderna ha prodotte varie femmine illustri, che hanno sostenuto con gloria il peso del regno; nè il nostro secolo è privo di sì distinti caratteri. Ma, eccettuando le dubbie imprese di Semiramide, Zenobia è forse l’unica donna, il cui genio superiore si sia sollevato dalla servile indolenza, imposta al suo sesso dal clima e dai costumi dell’Asia4. Essa

  1. Vittore Juniore in Aurel. Eumenio nomina queste truppe Batavicae; alcuni critici senza alcuna ragione vorrebbero cambiar quella voce in Bagaudicae.
  2. Eumen. in vel. Panegir. IV. 8.
  3. Vopisco nella Stor. Aug. p. 246. Autun non fu ristaurata fino al regno di Diocleziano: Ved. Eumenio de restaurandis scholis.
  4. Quasi tutto quel che si dice dei costumi di Odenato e di