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dell'impero romano cap. xi. |
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lega di Postumo, fu prodotta la più piccola causa. Le luminose qualità1 di questo Principe erano oscurate da una licenziosa passione, ch’egli soddisfaceva con atti di violenza, senza aver quasi riguardo alle leggi della società, o a quelle ancor dell’amore2. Egli fu trucidato a Colonia da una congiura di gelosi mariti, la cui vendetta potrebbe sembrare più giustificabile, se risparmiato avessero l’innocente suo figlio. Dopo la strage di tanti Principi valorosi, è in certo modo mirabile, che una donna contenesse per lungo tempo le feroci legioni della Gallia, ed è cosa più singolare, che questa donna fosse la madre dell’infelice Vittorino. Coi suoi artifizi e colle sue ricchezze potè Vittoria collocar successivamente sul trono Mario e Tetrico, e regnare con maschio vigore sotto il nome di questi dipendenti Imperatori. La moneta di rame, di argento, e di oro si coniava in suo nome; essa prese i titoli di Augusta e di Madre degli eserciti: il suo potere finì solamente colla sua vita; ma fu questa forse accorciata dalla ingratitudine di Tetrico3.
- ↑ Il carattere che fa di questo Principe Giulio Ateriano (appresso la Stor. Aug. p. 187) merita di esser trascritto, giacchè sembra bello ed imparziale: "Victorino qui post Junium Posthumium Gallias rexit, neminem existimo praeferendum; non in virtute Traianum; non Antoninum in clementia; non in gravitate Nervam; non in gubernando aerario Vespasianum, non in censura totius vitae ac severitate militari Pertinacum vel Severum. Sed omnia haec libido et cupiditas voluptatis mulierariae sic perdidit, ut nemo audeat virtute ejus in litteras mittere, quem constat omnium judicio meruisse puniri".
- ↑ Egli rapì la moglie di Attiziano, attuario, o agente dell’esercito. Stor. Aug. p. 186. Aurel. Vittore in Aureliano.
- ↑ Pollione assegna ad essa un articolo fra i trenta Tiranni. Stor. Aug. p. 206.