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effetti, o ricevuta prestissimo notizia di quel prodigio. Ciascheduno di questi filosofi ha rammentato in una laboriosa opera tutti i grandi fenomeni della natura, terremoti, meteore, comete ed ecclissi, che l’instancabile curiosità loro potè raccogliere1. Ma tanto l’uno che l’altro han trascurato di far parola del più gran fenomeno, di cui l’occhio mortale sia stato mai testimonio dalla creazione del mondo. Plinio destinò un capitolo apposta per gli ecclissi di straordinaria natura e d’insolita durata2; ma si contenta solo di descrivere la singolar mancanza di luce, che seguì dopo la morte di Cesare, allorchè per la massima parte di un anno il disco solare comparve pallido e senza splendore. Questo tempo d’oscurità, che non può sicuramente paragonarsi con la non naturale oscurità della Passione, fu celebrato dalla maggior parte dei poeti3 o degli Istorici di quel secolo memorabile4.

fine del volume secondo.

  1. Seneca Quaest. nat. l. I. 15. VI. I. VII. 17. Plinio Hist. nat. l. II.
  2. Plin. Hist. nat. II. 30.
  3. Virgil. Georg. l. 1. 466. Tibull. l. II. Eleg. V. v. 75. Ovid. Metam. XV. 782. Lucan. I. 540. L’ultimo pone questo prodigio avanti la guerra civile.
  4. Vedi una pubblica epistola di Marc’Anton. ap. Josepho Antiq. XII. 12. Plutarc. in. Caesar. p. 471. Appian. Bell. civ. l. IV. Dion. Cass. l. XLV. p. 431. Jul. Obseq. c. 128. Questo piccol trattato è un estratto de’ prodigi di Livio.