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ventura probabile, che il numero de’ suoi proseliti sia stato magnificato all’eccesso, da una parte per timore, e per devozione dall’altra. Secondo l’irrefragabil testimonianza d’Origene1, era molto piccolo il numero de’ credenti, paragonati alla moltitudine del mondo infedele. Ma siccome non abbiamo su questo alcuna distinta notizia, è impossibile lo stabilire, ed anche difficile il congetturare il vero numero de’ primitivi Cristiani. Il calcolo, per altro, più favorevole che dedurre si possa dagli esempi d’Antiochia e di Roma, non ci permette di supporre che più della ventesima parte de’ sudditi dell’Impero si fosse arrolata sotto l’insegna della Croce, prima dell’importante conversione di Costantino. Ma i loro abiti di fede, di unione e di zelo, parevano moltiplicare il lor numero, e le medesime cagioni, che contribuirono al futuro loro accrescimento, servirono anche a render più apparente e più formidabile la lor forza attuale.

La costituzione della civil società è tale, che mentre pochi son distinti per ricchezze, onori, e cognizioni, il grosso del popolo è condannato all’oscurità, alla povertà e all’ignoranza. La Religion cristiana, che dirigevasi a tutta la specie umana, dovè per conseguenza raccogliere un molto maggior numero di proseliti da’ ceti più bassi degli uomini che da’ superiori. Si è convertita questa innocente e natural circostanza in una imputazione ben odiosa, che sembra esser meno vigorosamente negata dagli apologisti, di quel che sia sostenuta da’ nemici della Fede, cioè che la nuova setta de’ Cristiani era quasi del tutto composta della feccia del popolo, di contadini ed artisti, di fanciulli e di

  1. Origen. centra Cels. l. VIII. p. 424.