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dell'impero romano cap. xv. | 341 |
esse avevan già ricevuti i primi raggi della Fede, quando egli mandò la sua apologia a’ magistrati dell’Imperator Severo1. Ma si è fatta sì negligentemente menzione dell’oscura ed imperfetta origine delle Chiese occidentali dell’Europa, che volendo riferire il tempo ed il modo della lor fondazione, bisognerebbe supplire al silenzio dell’Antichità con quelle leggende, che lungo tempo dopo, l’avarizia o la superstizione dettò a’ Monaci fra le neghittose tenebre de’ lor Conventi2. Fra questi santi romanzi, quello solo dell’Apostolo S. Giacomo per la singolar di lui stravaganza può meritare che se ne prenda notizia. Di un pacifico pescatore del lago di Gennesaret egli fu trasformato in un valoroso guerriero, che combatteva alla testa della cavalleria Spagnuola nelle battaglie contro de’ Mori. I più gravi Storici ne han celebrate le imprese; il miracoloso reliquiario di Compostella ne dimostrava il potere; e la spada d’un ordine militare, assistita da’ terrori dell’Inquisizione, fu sufficiente a toglier di mezzo qualunque obbiezione della profana critica3.
Il progresso del Cristianesimo non si limitò all’Impero di Roma, e secondo gli antichi Padri, che interpretano i fatti con le profezie, la nuova religione a-
- ↑ In una dissertazione di Mosemio si fissa la data dell’apologia di Tertulliano all’anno 198.
- ↑ Nel decimoquinto secolo si trovavan poche persone che avessero la disposizione o il coraggio di porre in dubbio, se Giuseppe d’Arimatea fondato avesse il monastero di Glastonbury, e se Dionisio Areopagita preferito avesse la residenza di Parigi a quella d’Atene.
- ↑ Tale stupenda metamorfosi fu fatta nel nono secolo. Vedi Mariana (Hist. Hispan. V. 10. 13) che in ogni senso imita Livio, e l’ingenuo scuoprimento fatto della leggenda di S. Giacomo dal Dott. Geddes (Miscell. Vol. 4. p. 221.)