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si fosse iniziata in quegli abborriti misteri. Mediante una più diligente ricerca, tosto si venne in chiaro che i colpevoli non passavano il numero di settemila; numero in vero che dà sufficiente apprensione, quando riguardasi come l’oggetto della pubblica giustizia1. Dovremmo candidamente far l’istessa diminuzione interpretando le incerte espressioni di Tacito, ed in un caso più antico, di Plinio, nell’esagerar ch’essi fanno la moltitudine de’ fanatici delusi, che abbandonato avevano il culto stabilito de’ Numi. La Chiesa di Roma era senza dubbio la prima e la più numerosa dell’Impero; ed abbiamo ancora un autentico monumento, che dimostra lo stato della Religione in quella città verso la metà del terzo secolo, e dopo una pace di trent’otto anni. Il Clero, in quel tempo, era composto di un Vescovo, di quarantasei Preti, di sette Diaconi, di altrettanti Suddiaconi, di quarantadue Accoliti, e di cinquanta Lettori, Esorcisti, ed Ostiarj. Il numero delle vedove, degl’infermi, e de’ poveri, che si mantenevano con le oblazioni de’ Fedeli, ascendeva a mille cinquecento2. Fondati sulla ragione, ugualmente che sull’analogia d’Antiochia, possiam valutare per avventura il numero de’ Cristiani di Roma a circa cinquantamila. Non si può forse determinare con esattezza la popolazione di questa gran Capitale; ma il più moderato calcolo non la ridurrà certo a meno di un milione d’a-

  1. T. Liv. XXXIX. 13, 15, 16, 17. Fu eccessivo l’orrore e la costernazion del Senato alla scoperta de Baccanalisti, la depravazione de’ quali è descritta, e forse anche esagerata da Livio.
  2. Euseb. l. VI. c. 43. Il Traduttore Latino (di Valois) ha stimato proprio di ridurre il numero de’ Preti a quarantaquattro.