Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano II.djvu/340

334 storia della decadenza

il corso di ottant’anni dopo la morte di Cristo1 l’umano Plinio si lamenta della grandezza del male, ch’egli procurava invano di sradicare. Nella sua molto curiosa epistola all’Imperatore Traiano asserisce, che i tempj erano quasi deserti, che le sacre vittime appena trovavano compratori, e che la superstizione aveva non solo infettate le città, ma erasi anche sparsa per i villaggi, e nell’aperta campagna del Ponto, e della Bitinia2.

Senza discendere ad un minuto esame dell’espressioni, o de’ motivi di quegli scrittori, che o celebrano o deplorano il progresso del Cristianesimo nell’Oriente, può in generale osservarsi, che nessun di loro ci ha lasciato alcun fondamento, su cui formar si possa una giusta stima del vero numero de’ fedeli in quelle Province. Si è conservata però fortunatamente una circostanza, che sembra spargere una luce più chiara su quest’oscuro, ma interessante soggetto. Nel regno di Teodosio, dopo che il Cristianesimo avea goduto per più di sessant’anni l’influsso del favore Imperiale, l’antica ed illustre Chiesa d’Antiochia consisteva in centomila persone, tremila delle quali erano alimentate con le pubbliche oblazioni3. Lo splendore, e la dignità della Regina dell’Oriente, la nota popolazione di Cesarea, di Seleucia, e d’Alessandria, e la distruzione

    nell’estesa diocesi di Neocesarea. Vedi Tillemont (Memoir. Ecclesiast. (Tom. IV. p. 675) che cita Basilio, e Gregorio Nisseno, i quali erano pure nativi di Cappadocia.

  1. Secondo gli Antichi, Gesù Cristo patì sotto il Consolato de’ due Gemini l’anno 29 dell’Era nostra presente. Plinio fu mandato in Bitinia (secondo il Pagi) nell’anno 110.
  2. Plin. Epist. X. 97.
  3. Chrysostom. Oper. Tom. VII. p. 658-810. Edit. Savil