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dell'impero romano cap. xv. 331

anche un oggetto di merito molto minore sarebbe stato capace di riempiere il posto vacante ne’ loro cuori, e soddisfar l’incerto fervore delle loro passioni. Quelli che sono disposti ad analizzare tali riflessioni, lungi dall’osservare con meraviglia il rapido avanzamento del Cristianesimo, saranno forse sorpresi che non fosse anche più rapido, e più generale.

È stato con non minor verità che naturalezza osservato, che le conquiste di Roma prepararono, e facilitaron quelle del Cristianesimo. Nel secondo capitolo di quest’opera si è procurato di spiegare in qual modo le più culte province dell’Europa, dell’Asia, e dell’Affrica si riunirono sotto il dominio di un sol Sovrano, ed appoco appoco si collegarono co’ più forti vincoli delle leggi, de’ costumi, e del linguaggio. Gli Ebrei della Palestina, che avevano ansiosamente aspettato un liberator temporale, riceverono sì freddamente i miracoli del divino Profeta, che si stimò superfluo di pubblicare, o almeno di conservare alcun Evangelio Ebraico1. Le storie autentiche delle azioni di Cristo si scrissero in Greco ad una considerabil distanza da Gerusalemme, e dopo che fu sommamente cresciuto il numero de’ Gentili convertiti alla fede2. Appena tali storie furono tradotto in Latino, divennero perfetta-

  1. I moderni critici non sono disposti a credere quel che i Padri quasi concordemente asseriscono, che S. Matteo componesse un Evangelio Ebraico, di cui ci sia restata solamente la traduzione Greca. Ma sembra pericoloso rigettare la loro testimonianza.
  2. Sotto il regno di Nerone, e di Domiziano, e nelle Città d’Alessandria, d’Antiochia, di Roma e d’Efeso. Vedi Mill. Prolegom. ad nov. Testam. e la bella, ed estesa collezione del Dottor Lardner vol. XV.