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dell'impero romano cap. xv. | 315 |
la Italia, e delle Province eran disposti ad accordar loro un primato d’ordine, e d’associazione (come molto accuratamente si esprimevano) nella Cristiana aristocrazia1. Ma la potestà di Monarca rigettavasi con orrore, e l’ambizioso genio di Roma trovò nelle nazioni dell’Asia, e dell’Affrica una resistenza contro lo spirituale di lei dominio, più vigorosa di quella che anticamente aveva sperimentato contro il temporale. Il patriottico Cipriano, che regolava, col più assoluto potere la Chiesa di Cartagine, ed i sinodi Provinciali, si oppose risolutamente, e con successo, all’ambizione del Romano Pontefice; artificiosamente unì la propria causa con quella de’ Vescovi Orientali, e, come Annibale, cercò nuovi alleati nel cuore dell’Asia2. Se questa guerra Punica si fece senz’alcuna effusione di sangue, ciò debbe molto meno attribuirsi alla moderazione, che alla debolezza de’ combattenti Prelati. Le sole armi, che usarono, furono invettive e scomuniche: e queste, nel corso di tutta la disputa, eglino si scagliarono un contro l’altro con ugual furia e devozione. I moderni cattolici si trovano angustiati dalla dura necessità di censurare la condotta, o
- ↑ Irenaeus adv. Haeres. III. 3. Tertullian. de praescript. c. 36 e Ciprian. ep. 27, 55, 71, 75. Le Clerc (Hist. Eccl. p. 764) e Mosemio (p. 258, 578) difficilmente interpretano questi passi. Ma il libero ed oratorio stile de’ Padri spesso par favorevole alle pretensioni di Roma.
- ↑ Vedasi la pungente lettera scritta da Firmiliano, Vescovo di Cesarea, a Stefano, Vescovo di Roma, appresso Cipriano Epist. 75.
lusione al nome di S. Pietro: Tu es Pierre, et sur cette pierre ec. Essa è imperfetta in Greco, in Latino, in Italiano ec. e totalmente inintelligibile ne’ nostri linguaggi Teutonici.