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temporali della Città, a cui presedeva, il numero e l’opulenza de’ Cristiani sottoposti alla pastorale sua cura, i Santi ed i Martiri, ch’erano sorti fra loro, e la purità con cui mantenevasi la tradizione della fede, qual era stata trasmessa per una serie di Vescovi ortodossi dagli Apostoli, o da’ lor Discepoli, a’ quali attribuivasi la fondazione di quella Chiesa1. Per ogni motivo, sì Ecclesiastico che civile, era facile a prevedersi che Roma avrebbe goduto il rispetto, ed in breve pretesa l’obbedienza delle Province. Ivi la società dei Fedeli era in una giusta proporzione colla Capitale dell’Impero; la Chiesa Romana era il più grande, il più numeroso, e nell’Occidente il più antico di tutti gli stabilimenti Cristiani, molti de’ quali avevano ricevuta la religione dalle pie fatiche de’ Missionari della medesima. Supponevasi, che avesse onorato le rive del Tevere non già un solo fondatore Apostolico, al che si riduceva il più alto vanto di Antiochia, d’Efeso, o di Corinto, ma la predicazione, ed il martirio de’ due più eminenti fra gli Apostoli2; e molto prudentemente i Vescovi di Roma pretendevano d’essere eredi di qualsivoglia prerogativa, che attribuita fosse alla persona, o all’uffizio di S. Pietro3. I Vescovi del-

  1. Tertulliano in un Trattato a parte ha difeso contro gli Eretici il diritto della prescrizione come proprio delle Chiese Apostoliche.
  2. Si fa menzione del viaggio di S. Pietro a Roma dalla maggior parte degli antichi scrittori (Vedi Euseb. II. 25.). Il medesimo è sostenuto da tutti i Cattolici, ed accordato da alcuni Protestanti (Vedi Pearson e Dodwell de succ. Episc. Rom.) ma è stato vigorosamente attaccato dallo Spanemio (Miscell. Sacra III. 3.). Secondo il P. Arduino i Monaci del Secolo XII che composero l’Eneide, rappresentarono S. Pietro sotto l’allegorico carattere dell’Eroe Troiano.
  3. Non è che in Francese che sia esatta quella famosa al-