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dell'impero romano cap. xv. | 311 |
importante questione di fede, e di disciplina: ed era naturale di credere, che nella riunione de’ delegati del popolo Cristiano si sarebbe sparsa un’abbondante effusione dello Spirito Santo. L’instituzione de’ sinodi era così confacente all’ambizione privata, ed all’interesse pubblico, che nello spazio di pochi anni fu ricevuta per tutto l’Impero. Si stabilì una regolare corrispondenza fra’ Concilj provinciali, che reciprocamente si comunicavano, ed approvavano i rispettivi loro atti; e la Chiesa cattolica prese in breve la forma, ed acquistò la forza di una gran Repubblica federativa1.
Siccome restò insensibilmente sospesa per l’uso dei concilj l’autorità legislativa delle Chiese particolari, così ottennero i Vescovi, mediante la loro confederazione, una porzione molto maggiore di potestà esecutiva ed arbitraria; e tosto che si trovarono uniti da un sentimento di comune interesse, furono in istato di attaccare con unito vigore gli originarj diritti del Clero e del popolo. I Prelati del terzo secolo mutarono appoco appoco il linguaggio d’esortazione in quel di comando; sparsero i semi delle future usurpazioni; e supplirono con allegorie scritturali, e con declamazioni rettoriche alla mancanza di forza e di ragione. Essi esaltavano l’unità ed il poter della Chiesa, quale rappresentavasi nell’Uffizio Episcopale, di cui godeva ogni Vescovo un’uguale ed indivisa porzione2. Si
- ↑ Aguntur praeterea per Graecias illas certis in locis concilia ec. Tertullian. de Jejun c. 13. L’Affricano scrittore ne fa menzione come di un’istituzione recente e straniera. L’alleanza dello Chiese Cristiane spiegasi molto giudiziosamente da Mosemio p. 164-170.
- ↑ Cipriano nel suo ammirato libro de unitate Ecclesiae p. 75-86.