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dell'impero romano cap. xv. 293

brato sotto il nome di fede: disposizione d’animo rappresentata come il più sicuro pegno del favor divino, e della futura felicità, e raccomandata come il principale e forse l’unico merito d’un Cristiano, giacchè secondo i Dottori più rigorosi, le virtù morali, che si posson praticare ugualmente dagl’infedeli, son prive di ogni valore o efficacia per operar la nostra giustificazione.

IV. Ma i primitivi Cristiani dimostravano la lor fede per mezzo delle loro virtù; e supponevasi molto giustamente, che la divina persuasione, la quale illuminava, o convinceva l’intelletto, dovesse nel tempo stesso purificare il cuore, e diriger le azioni del fedele. I primi apologisti del Cristianesimo, che giustificano l’innocenza de’ loro fratelli, ed i successivi scrittori, che celebrano la santità de’ loro padri, rappresentano coi più vivi colori la riforma de’ costumi, che s’introdusse nel mondo, mediante la predicazione del Vangelo. Poichè mio disegno è di notare solamente quelle cagioni umane, che furono scelte per secondar l’efficacia della rivelazione, io esporrò in breve due motivi, che naturalmente rendettero la vita de’ primitivi Cristiani più pura ed austera di quella de’ Pagani loro contemporanei, o de’ loro degenerati successori, vale a dire il pentimento delle lor colpe passate, ed il lodevole desiderio di sostener la riputazione della società, nella quale s’erano impegnati.

È un’accusa molto antica, suggerita dall’ignoranza, e dalla malizia degl’Infedeli, che i Cristiani attirassero al loro partito i delinquenti più scellerati, che appena mossi da un sentimento di rimorso facilmente si persuadevano di lavare nell’acqua del Battesimo le colpe della passata lor vita, per le quali da’ tempj degli Dei