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270 | storia della decadenza |
il minimo legame colla formazione, o coll’adornamento degl’Idoli, contaminavasi dalla macchia dell’idolatria1; sentenza ben rigida, mentre condannava la massima parte del popolo, che s’impiega nell’esercizio delle arti liberali e meccaniche, ad un’eterna miseria. Se gettiamo gli occhi sopra i copiosi avanzi dell’antichità, osserveremo, che oltre le immediate rappresentazioni degli Dei, e gl’istrumenti sacri del loro culto, s’introdussero l’eleganti figure, e le piacevoli finzioni, consacrate dall’immaginazione de’ Greci, come i più ricchi ornamenti delle case, degli abiti, e delle masserizie de’ Pagani2. Fino le arti della musica, della pittura, dell’eloquenza e della poesia riconoscevano la medesima origine impura. Secondo il linguaggio de’ Padri, Apollo e le Muse erano gli organi dello spirito infernale; Omero e Virgilio i primi fra i servi di lui; e la bella mitologia, che penetra ed anima le composizioni de’ loro ingegni, è destinata a celebrar la gloria dei demonj. Il comune idioma stesso della Grecia e di Roma abbondava di empie famigliari espressioni, le quali era facile che dall’inavvertito Cristiano o fosser con troppa negligenza adoperate, o udite troppo parzialmente3.
Le pericolose tentazioni, che da ogni parte stavano
- ↑ Tertullian. de Idol. c. 11.
- ↑ Vedi le Antichità di Montfaucon in ogni parte. Fino i rovesci delle monete Greche e Romane spesso erano idolatrici, ma in quest’occasione gli scrupoli de’ Cristiani eran sospesi da una passione più forte.
- ↑ (Tertullian. de Idol. c. 20, 21, 22.)Se un amico Pagano (nello starnutar per esempio d’alcuno) usava la famigliar espressione, Giove ti salvi, era obbligato il Cristiano a protestar contro la divinità di Giove.