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dell'impero romano cap. xv. 265

e qualche tempo dopo de’ Manichei. Ciascheduna di queste Sette vantava i propri Vescovi, le proprie Assemblee, i suoi Dottori, e Martiri particolari1, ed in luogo de’ quattro Evangeli ammessi dalla Chiesa, gli Eretici allegavano una moltitudine d’istorie, nelle quali si adattavano le azioni, ed i discorsi di Cristo e degli Apostoli, alle rispettive loro opinioni2. Il progresso dei Gnostici fu rapido ed esteso3: occuparono essi l’Asia e l’Egitto, si stabilirono in Roma, e penetrarono fin qualche volta nelle province dell’Occidente. Per la maggior parte insorsero nel secondo secolo; fiorirono durante il terzo; e furon soppressi nel quarto, o

  1. Eusebio (l. IV. c. 15, ) Sozomano (lib. II. c. 32). Vedasi appresso Bayle, nell’articolo Marcione, un curioso ragguaglio di una disputa su tal articolo. Parrebbe, che alcuni fra i Gnostici (vale a dire i Basilidiani) evitassero, ed anche ricusassero l’onor del martirio. Le lor ragioni erano singolari ed astruse. Vedi Mosem. p. 359.
  2. Vedasi un passo molto considerabile di Origene (Proem. ad Lucam.). Quest’istancabile scrittore, che avea consumata la propria vita nello studio delle Scritture, per la loro autenticità si riferisce all’inspirata autorità della Chiesa. Egli era impossibile, che i Gnostici potessero ammettere i presenti nostri Evangeli, una gran parte dei quali (specialmente rispetto alla Risurrezione di Cristo) è direttamente, e come può sembrare, a bella posta formata contro le opinioni lor favorite. Ond’è alquanto singolare che Ignazio (Epist. ad Smirn. Patr. Apost. Tom. II. p. 34) volesse far uso di una dubbiosa ed incerta tradizione, piuttosto che citare la sicura testimonianza degli Evangelisti.
  3. Faciunt favos et vespae; faciunt ecclesias et Marcionitae. Questa è la forte espressione di Tertulliano, che io son costretto di citare a memoria. Al tempo di Epifanio (adv. Haeres. p. 302) i Marcioniti eran molto numerosi nell’Italia, nella Siria, nell’Egitto, nell’Arabia, e nella Persia.