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storia della decadenza

ne avevano esercitata verso i loro idolatri nemici¹. Da’ settarj della legge passando alla legge medesima, asserivano esser impossibile, che una religione consistente solo in sanguinosi sacrifizi ed in vane cerimonie, della quale i premj ed i gastighi eran tutti di una natura carnale e temporale, inspirasse l’amore della virtù, o raffrenasse l’impeto delle passioni. Il racconto, che fa Mosè della creazione e della caduta dell’uomo, trattavasi con profana derisione dai Gnostici, che non volevano sentir con pazienza parlare del riposo della Divinità dopo l’opera di sei giorni, nè della costa d’Adamo, del giardino d’Eden, degli alberi della vita e della scienza, del serpente che parla, del frutto vietato, e della condanna eterna, pronunziata contro la specie umana per la venial colpa de’ primi progenitori². I Gnostici empiamente rappresentavano il Dio d’Israele come un ente sottoposto alla passione ed all’errore, capriccioso ne’ suoi favori, implacabile nello sdegno, e bassamente geloso del superstizioso suo culto, e che limitava la sua parzial providenza ad un solo popolo, ed alla transitoria vita presente. In tal carattere non potevano essi ravvisare alcun distintivo del saggio ed onnipotente Padre dell’Universo³. Accordavano che

1. Apud ipsos fides obstinata, misericordia in promptu: adversus omnes alios hostile odium. Tacit. (Hist. V. 5). Sicuramente avea Tacito riguardato gli Ebrei con occhio troppo favorevole. La lettura di Gioseffo avrebbe potuto distrugger l’antitesi.
2. Il Dottore Burnet (Archaeolog. l. II. c. 7) ha discusso i primi capitoli della Genesi con troppa libertà ed acutezza.
3. I Gnostici più moderati risguardavano Jeova, il Creatore, come un ente di una natura di mezzo fra quella di Dio, e del Demonio. Altri lo confondevano col principio cattivo.