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dell'impero romano cap. xiv. 237

alcuna precedente ingiuria, di farne uso per la distruzion di Licinio, di cui l’età ormai avanzata, od i vizi odiosi al popolo pareva che gli presentassero una ben facil conquista1. Ma il vecchio Imperatore, eccitato dall’imminente pericolo, deluse l’aspettazione sia degli amici, che de’ nemici. Richiamando quello spirito, e que’ talenti, per mezzo di cui s’era meritata l’amicizia di Galerio, e la porpora Imperiale, preparossi alla guerra, unì le forze dell’Oriente, e in poco tempo coprì le pianure di Adrianopoli colle sue truppe, e lo stretto dell’Ellesponto colla sua flotta. L’esercito era composto di centocinquantamila fanti, e di quindicimila cavalli; e siccome la cavalleria per la maggior parte era presa dalla Frigia e dalla Cappadocia, possiamo formare un’idea più favorevole della bellezza de’ cavalli, che del coraggio e della destrezza de’ cavalieri. La flotta consisteva in trecentocinquanta galere di tre ordini di remi. Centotrenta di queste furon somministrate dall’Egitto, e dalle adiacenti coste dell’Affrica; centodieci da’ porti della Fenicia e dell’Isola di Cipro, e le altre centodieci dalle parti marittime della Bitinia, della Jonia e della Caria. Le truppe di Costantino si dovevan riunire a Tessalonica; ed ascendevano a sopra centoventimila fra cavalli e fanti2. Esso fu soddisfatto del lor marziale aspetto, ed il suo esercito realmente conteneva più soldati, quantunque minore nel numero degli uomini, che quello del

  1. Constantinus tamen, vir ingens, et omnia efficera nitens, quae animo preparasset, simul Principatum totius orbis affectans, Licinio bellum intulit. Eutrop. X. 5, Zosimo l. II. p. 89. Le ragioni, ch’essi hanno addotto per la prima guerra civile, possono applicarsi piuttosto alla seconda.
  2. Zosimo l. II. p. 94, 95.