 |
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. | |
| 236 | storia della decadenza |
risolvè di castigare non men che rispingere l’insolenza dei Barbari, che avevano ardito d’invadere il paese Romano. Alla testa delle sue legioni passò il Danubio sopra un ponte, ch’era stato costrutto da Traiano, e ch’egli fè ristorare, penetrò ne’ più forti nascondigli della Dacia1, e quando gli ebbe severamente puniti, condiscese a conceder la pace ai Goti supplichevoli, a condizione, che ogni volta che fosser richiesti, gli somministrassero un corpo di quarantamila soldati2. Imprese di questa sorta facevano senza dubbio grand’onore a Costantino, e vantaggio allo Stato, ma si ha giusto motivo di dubitare, se provar si possa l’esagerata asserzione di Eusebio, che tutta la Scizia fino all’estremità del Settentrione, divisa com’era in tanti Popoli di costumi i più selvaggi ed i più differenti fra loro, per mezzo delle vittoriose sue armi erasi aggiunta all’Imperio Romano3.
[A.D. 323] Era impossibile che in questo sublime stato di gloria Costantino potesse più lungamente soffrire un collega nell’Impero. Confidando nella superiorità del suo genio, e della sua forza militare, si determinò, senza
- ↑ Ne’ Cesari di Giuliano (p. 329, Comment. di Spanemio p. 252.) Costantino si vanta d’aver ricuperato la provincia della Dacia, soggiogata già da Traiano; ma soggiunge Sileno, che le conquiste di Costantino erano come i giardini d’Adone, che languiscono e si seccano quasi nel momento stesso che nascono.
- ↑ Giornand. de reb. Getic. c. 2l. Io non so quanto possiam fidarci della sua autorità. Un’alleanza di questa sorta ha un’aria molto recente, e difficilmente si può applicare alle massime, elle si avevano al principio del quarto secolo.
- ↑ Eusebio in vit. Constant. l. 1. c. 8. Questo passo però è preso da una generale declamazione sulla grandezza di Costantino, ma da alcun racconto speciale della guerra Gotica.
