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ma la compassione di Licinio era un molto debole appoggio, nè lo ritenne dall’estinguere il nome e la memoria del suo avversario. Meno ancora può scusarsi la morte di Severiano, che non fu dettata nè dalla vendetta, nè dalla politica. Il vincitore non avea mai ricevuto alcuna ingiuria dal padre di quel disgraziato giovane, ed era già dimenticato il breve ed oscuro regno, che Severo ebbe in una parte lontana dell’Impero. Ma l’esecuzione di Candidiano fu un atto della più nera crudeltà ed ingratitudine; egli era figlio naturale di Galerio, amico e benefattor di Licinio. Il padre prudentemente l’avea creduto troppo giovane per sostenere il peso di una corona; ma sperava, che sotto la protezione di Principi, che al favore di lui dovevan la porpora, Candidiano avrebbe potuto passare una vita sicura ed onorevole. Esso era giunto all’età di circa venti anni, e la regale sua nascita, quantunque non sostenuta nè dal merito nè dall’ambizione, era sufficiente ad inasprire lo spirito geloso di Licinio1. A queste innocenti ed illustri vittime della sua tirannia conviene aggiunger la moglie e la figlia dell’Imperator Diocleziano. Allorchè questo Principe conferì a Galerio il titolo di Cesare, gli diede per moglie la propria figlia Valeria, le cui triste avventure potrebber somministrare un soggetto molto singolare di tragedia. Aveva essa adempito, ed anche superato i doveri di una moglie; e poichè non avea figli, si contentò di adottare il figlio illegittimo del suo marito, ed ebbe costantemente per l’infelice Candidiano la tenerezza e la cura di vera ma-

  1. Lattanzio de M. P. c. 50. Aurelio Vittore indica la diversa condotta di Licinio e di Costantino in far uso della vittoria.