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14 | storia della decadenza |
scena d’azione degna della presenza di un Principe bellicoso, alla testa di tutte le rimanenti forze dell’Impero. Non volendo sopportar la battaglia, i Goti levarono subito il campo, abbandonarono l’assedio di Tessalonica; e lasciando le loro navi al piede del monte Atos, traversarono le colline della Macedonia, e si spinsero avanti ad assalire l’ultima difesa dell’Italia.
Abbiamo ancora una lettera originale scritta da Claudio in questa memorabile occasione al Senato ed al Popolo. „Padri coscritti (scrive l’Imperatore) sappiate che trecentoventimila Goti hanno invaso il territorio romano. Se io vinco, la vostra gratitudine ricompenserà i miei servigi. Se cado, rammentatevi che sono successor di Gallieno. L’intera Repubblica è affaticata ed esausta di forze. Combatteremo dopo Valeriano, dopo Ingenuo, Regilliano, Lolliano, Postumo, Gelso, e mille altri che un giusto disprezzo per Gallieno spinse alla sedizione. Noi manchiamo di dardi, di lance e di scudi. La forza dell’Impero, la Gallia e la Spagna sono usurpate da Tetrico, e con rossore confessiamo che gli arcieri dell’Oriente servono sotto le insegne di Zenobia. Qualunque impresa facciamo, sarà questa grande abbastanza1.„ Lo stile malinconico e risoluto di questa lettera annunzia un Eroe che non cura il suo fato, conosce il pericolo, ma ricava però dai suoi propri talenti una ben fondata speranza.
L’evento superò l’espettazione di lui e quella del Mondo. Colle più segnalate vittorie liberò l’Impero da quell’esercito di Barbari, e fu distinto dalla posterità colla gloriosa denominazione di Claudio Gotico. Le
- ↑ Trebell. Pollione nella Stor. Aug. p. 204.