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dell'impero romano cap. xiv. | 191 |
prova della loro disposizione, colle devastazioni che commisero nella loro ritirata. Uccisero, rapirono, saccheggiarono, menarono via gli armenti e le gregge degli Italiani, incendiarono i villaggi pe’ quali passarono, e procurarono di distruggere quel paese, che non aveano potuto soggiogare. Per tutta la marcia Massenzio inquietò la loro retroguardia, ma molto saggiamente evitò una general battaglia con quei valorosi e disperati veterani. Il padre di lui avea intrapreso un secondo viaggio nella Gallia colla speranza d’indurre Costantino, che adunato aveva un esercito sulla frontiera, ad unirsi a perseguitare Galerio, e a compir la vittoria. Ma le azioni di Costantino erano guidate dalla ragione e non dal risentimento. Egli persistè nella saggia risoluzione di mantenere la bilancia della potenza nel diviso Impero, e più non odiava Galerio, quando quest’ambizioso Principe più non era un oggetto di terrore1.
[A.D. 307] L’animo di Galerio era al tutto suscettivo delle più feroci passioni, ma non era però incapace di una sincera e durevole amicizia. Licinio, non dissimile da lui per carattere e per costumi, sembra che ne ottenesse l’affetto e la stima. La lor familiarità era cominciata nel periodo forse più felice della loro gioventù ed oscurità; ed assodata l’aveano la libertà ed i pericoli di una vita militare. Si erano essi avanzati quasi con passi uguali per le successive cariche della guerra, e sembra che Galerio, appena rivestito della porpora, concepisse il disegno d’innalzare il compagno ad un po-
- ↑ Lattanzio de M. P. c. 27. Zosimo l. II p. 82. Questi ci fa sapere, che Costantino, nel suo abboccamento con Massimiano, avea promesso di dichiarare la guerra a Galerio.