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dell'impero romano cap. xiv. | 187 |
mori, lo indussero a non esporsi alla discrezione di un vincitore irritato, ma ad accettare la sicurezza d’una onorevole capitolazione. Egli fu da prima ricevuto con umanità e trattato con rispetto. Massimiano condusse a Roma il prigioniero Imperatore, e lo accertò colle più solenni proteste, che egli cedendo la porpora si sarebbe assicurata la vita. Ma Severo altro non potè ottenere che una piacevol morte e le esequie Imperiali. [A.D. 307] Fu ad esso significata la sua sentenza, e lasciato alla sua scelta il modo di eseguirla. Egli preferì il metodo favorito degli antichi, quello cioè di aprirsi le vene; ed appena spirato, fu il suo corpo riposto nel sepolcro, già costruito per la famiglia di Gallieno1.
Benchè il carattere di Costantino pochissima somiglianza avesse con quello di Massenzio, uguali erano la loro situazione ed il loro interesse; e sembrava che la prudenza esigesse l’unione delle loro forze contro il comune nemico. Nonostante la superiorità dell’età e del grado, l’infaticabil Massimiano passò le Alpi, e sollecitando una personal conferenza col Sovrano della Gallia, seco condusse la sua figliuola Fausta come pegno della nuova alleanza. Fu il matrimonio celebrato in Arles con ogni magnifico apparato, e l’antico collega di Diocleziano, che sosteneva di nuovo la sua pretensione all’Impero Occidentale, conferì al suo genero ed alleato il titolo d’Augusto. Piegandosi Costantino a ricevere quella dignità dalle mani di Massimiano, sembrava che abbracciasse la causa di Roma e del Senato;
- ↑ Le circostanze di questa guerra e la morte di Severo son raccontate diversissimamente, e con una maniera molto incerta ne’ nostri antichi frammenti. Vedi Tillem. Hist. des Emp. T. IV. p. 555. Io ho procurato di cavarne un racconto conseguente e verisimile.