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dell'impero romano cap. xiv. 185

e pretensioni alla causa del popolo Romano. Due Tribuni Pretoriani, ed un Commissario delle provvisioni si addossarono il regolamento della congiura, ed essendo ogni ordine dei cittadini animato dal medesimo spirito, l’immediato successo non era nè dubbioso, nè difficile. Il Prefetto della città, e pochi magistrati, che si mantennero fedeli a Severo, furono trucidati dalle guardie; e Massenzio, rivestito degl’Imperiali ornamenti, fu con applausi riconosciuto dal Senato, e dal Popolo come protettore della libertà e dell’onore di Roma. È incerto se fosse Massimiano precedentemente informato della cospirazione; ma tosto che lo stendardo della ribellione fu alzato in Roma, il vecchio Imperatore uscì dal ritiro, dove l’autorità di Diocleziano lo aveva condannato a passare la vita in una malinconica solitudine, e coprì la sua nuova ambizione col velo di tenerezza paterna. A richiesta del figliuolo e del Senato egli condiscese a riprender la porpora. Il suo antico splendore, la sua esperienza ed il suo nome nelle armi aggiunsero forza e riputazione al partito di Massenzio1.

Secondo l’avviso, o piuttosto gli ordini del suo collega, l’Imperator Severo si affrettò immediatamente verso Roma, nella piena lusinga di sopprimer facilmente coll’inaspettata sua celerità il tumulto di una imbelle plebaglia, comandata da un giovane licenzioso. Ma trovò al suo arrivo chiuse le porte della città, ripiene le mura di armi e di armati, un Generale spe-

  1. Il sesto Panegirico mette nel più favorevol aspetto la condotta di Massimiano; e l’espressione equivoca di Aurelio Vittore, retractante diu, può significare egualmente che ei tramò la congiura, o che vi si oppose. Si veda Zosimo l. 1I. p. 79, e. Latt. de M. P. c. 26.