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160 | storia della decadenza |
dei Ministri. Fu per qualche tempo generalmente creduto al rumore della sua morte, e fu supposto che si tenesse celata onde prevenire le commozioni che potevano insorgere nell’assenza del Cesare Galerio. Finalmente però, il primo di marzo, Diocleziano comparve un’altra volta in pubblico, ma così pallido ed emaciato, che poteva esser appena riconosciuto da quelli, ai quali era più famigliare la sua persona. Era ormai tempo di por fine al penoso contrasto che egli avea sostenuto per più di un anno fra le cure della sua salute e della sua dignità. La prima esigeva gran riguardi e quiete, e l’ultima lo astringeva a dirigere dal letto, ove giacea infermo, il Governo di un vasto impero. Egli si risolvè a passare il resto de’ suoi giorni in un onorevol riposo, di porre la sua gloria al coperto dei colpi di fortuna, e di abbandonare il teatro del mondo ai suoi più giovani e più operosi Colleghi1.
Fu la cerimonia della sua rinuncia celebrata in una spaziosa pianura, distante tre miglia in circa da Nicomedia. Montò l’Imperatore sopra un elevato trono, ed in un discorso, pieno di buon senso e di maestà, dichiarò la sua intenzione al popolo insieme ed ai soldati, adunatisi in quella straordinaria occasione.
[A.D. 305] Appena si fu egli spogliato della porpora, che si allontanò dall’attonita moltitudine; e traversando la città, in un cocchio coperto se n’andò senza indugio al favorito ritiro che scelto si era nel suo nativo paese della
- ↑ Aurelio Vittore attribuisce la rinunzia, di cui si eran fatti tanti vari giudizi, primo al disprezzo che avea Diocleziano per l’ambizione; e secondariamente, al suo timore delle soprastanti turbolenze. Uno dei Panegiristi (VI. 9.) assegna l’età e le infermità di Diocleziano come naturale cagione del suo ritiro.