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148 | storia della decadenza |
egli impiegò il suo ozio e le ricchezze dell’Oriente nell’abbellimento di Nicomedia, città posta sul confine dell’Europa e dell’Asia, quasi ad ugual distanza fra il Danubio e l’Eufrate. Il buon gusto del Monarca e la spesa del popolo diedero in pochi anni a Nicomedia un grado di magnificenza, che sembrava frutto della fatica di molti secoli, e la renderono inferiore solamente a Roma, ad Alessandria e ad Antiochia nell’ampiezza e nella popolazione1. Fu la vita di Diocleziano e di Massimiano una vita attiva, e ne consumarono essi gran parte nei campi o nelle loro lunghe e frequenti marce; ma sembra che ogniqualvolta aveano qualche riposo dai pubblici affari, si ritirassero con piacere nelle loro favorite residenze di Nicomedia e di Milano. È cosa molto dubbiosa se Diocleziano visitasse l’antica Capitale dell’Impero, prima del ventesimo anno del suo Regno, in cui celebrò il suo trionfo Romano. In quella memorabile occasione ancora, la sua permanenza non oltrepassò i due mesi. Disgustato dalla licenziosa famigliarità del popolo, egli si partì precipitosamente da
- ↑ Lattanzio de M. P. c. 7. Libanio, Orazion. VIII. p. 203.
in tempo della guerra contro i Mori. Noi inseriremo alcuni versi di Ausonio de Clar. Urb. V.
Et Mediolani mira omnia: copia rerum;
Innumerae cultaeque domus; facunda virorum
Ingenia, et mores laeti, tum duplice muro
Amplificata loci species; populique voluptas
Circus, et inclusi moles cuneata Theatri,
Templa, Palatinaque arces, opulensque Moneta,
Et regio Herculei Celebris sub honore lavacri.
Cunctaque marmoreis ornata Perystyla signis;
Maeniaque in valli formam circumdata labro,
Omnia, quae magnis operum velut aemula formis
Excellunt: nec juncta premit vicinia Romae.