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dell'impero romano cap xiii. | 145 |
fonda tranquillità: e fu il trattato tra le due Monarchie strettamente osservato fino alla morte di Tiridate; quando una nuova generazione, animata da mire e da passioni diverse, successe al governo del mondo; ed il nipote di Narsete intraprese una lunga e memorabil guerra contro i Principi della famiglia di Costantino.
[A.D. 303] L’ardua impresa di liberare l’angustiato Impero dai Tiranni e dai Barbari era stata interamente compita da una successione d’Illirici agricoltori. Subito che Diocleziano entrò nel ventesimo anno del suo regno, celebrò quell’epoca memorabile, e la fortuna insieme delle sue armi colla pompa di un Romano trionfo1. Massimiano, compagno a lui eguale nel potere, fu l’unico suo compagno nella gloria di quel giorno. Aveano i due Cesari combattuto e vinto; ma il merito delle loro geste veniva attribuito, secondo il rigore delle massime antiche, alla fausta influenza dei loro Padri ed Imperatori2. Il trionfo di Diocleziano e di Massimiano fu forse meno magnifico di quelli di Aureliano e di Probo, ma fu decorato da varie circostanze di maggior gloria e felicità. L’Affrica e la Britannia, il Reno, il Danubio ed il Nilo, gli somministrarono i loro rispettivi trofei; ma l’ornamento più illustre era di una specie più singolare, cioè una vittoria Persiana, accompagnata da una conquista importante. Furono
- ↑ Eusebio in Chron. Pagi ad annum. Fino al ritrovamento del trattato de Mortibus Persecutorum, era incerto se il trionfo, ed i Vicennali erano stati celebrati nel tempo stesso.
- ↑ Sembra che Galerio in tempo dei Vicennali rimanesse nel suo campo sul Danubio. Vedi Lattanzio de M. P. c. 38.
tore che faccia menzione dell'articolo dell'Iberia in quel trattato.