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dell'impero romano cap xiii. | 127 |
di Roma1. Tali erano stati gl’indegni alleati degli Egiziani; e mentre era l’attenzione dello Stato rivolta a guerre più serie, avrebbero le inquiete loro incursioni potuto di nuovo turbare il riposo della Provincia. Colla mira di opporre ai Blemmi un avversario degno di loro, Diocleziano indusse i Nubati, o sia gli abitanti della Nubia, ad abbandonare le antiche loro abitazioni nei deserti della Libia, o cedè ad essi un vasto ma infruttifero territorio al di là di Siene e delle cateratte del Nilo, col patto che essi avrebber sempre rispettata e difesa la frontiera dell’Impero. Sussistè lungamente il trattato; e finchè lo stabilimento del Cristianesimo non introdusse più giuste idee di culto religioso, fu annualmente ratificato con un solenne sacrifizio nell’Isola di Elefantina, nella quale i Romani, non meno che i Barbari, adoravano le stesse visibili o invisibili potenze dell’Universo2.
Mentre Diocleziano puniva i passati delitti degli Egiziani, egli provvedeva alla futura loro sicurezza e felicità con molti savj regolamenti, che furono confermati ed invigoriti sotto i Regni successivi3. Un molto osservabile editto da lui pubblicato, in vece di condannarsi come parto di una gelosa tirannia, merita di essere applaudito come un atto di prudenza e di umanità. Egli volle che si facesse una diligente ricerca „di tutti gli antichi libri, i quali trattavano della