106 |
storia della decadenza |
|
favorevoli oracoli, o piuttosto la consapevolezza di un eminente merito, spinsero l’ambizioso suo figliuolo a seguitare la professione delle armi e le speranze della fortuna; e sarebbe cosa estremamente curiosa l’osservare la serie degli artifizi e degli accidenti, che lo condussero finalmente all’adempimento di quegli oracoli, ed a mostrare al mondo il suo merito. Fu Diocleziano successivamente promosso al governo della Mesia; alla dignità di Console, ed all’importante comando delle guardie del palazzo. Egli fece conoscere i suoi talenti nella guerra Persiana; e dopo la morte di Numeriano, lo schiavo fu, per confessione e giudizio de’ suoi rivali, dichiarato il più degno del trono Imperiale. La malizia di un religioso zelo, mentre taccia la selvaggia ferocia del suo collega Massimiano, ha affettato di gettare sospetti sul personal coraggio dell’Imperator Diocleziano1. Non è però facile il persuaderci della codardia di un soldato di fortuna, che si conciliò e conservò la stima delle legioni, ed il favore di tanti Principi bellicosi. Contuttociò la calunnia è sagace abbastanza per iscoprire, ed attaccare la parte più debole. Il valore di Diocleziano si trovò sempre proporzionato al suo dovere o alle circostanze; ma non sembra che egli avesse il prode, e generoso spirito di un Eroe, che avido di pericoli e di gloria sdegna l’artifizio, e arditamente pretende di assoggettarsi gli uguali. Erano i suoi talenti più utili che illustri; una mente vigorosa e perfezionata dall’esperienza e dallo studio degli uomini; destrezza ed applicazione negli affari; una giu-
- ↑ Lattanzio (o chiunque fu l’autore del piccol trattato de mortibus persecutorum) accusa in due luoghi Diocleziano di timidità c. 7, 8. Nel cap. 9, dice di lui „erat in omni tumultu meticulosus et animi disiectus„.