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dell'impero romano cap. ii. 61

ridotti al più mite ma più tedioso metodo della propagazione. Incoraggiarono i matrimonj degli schiavi nelle lor numerose famiglie, e particolarmente nelle loro campagne. I sentimenti della natura, gli abiti della educazione, ed una specie di proprietà, benchè dipendente, contribuirono ad addolcire la durezza della servitù1. L’esistenza di uno schiavo divenne un oggetto di valuta maggiore; e sebbene la felicità di lui dipendesse sempre dal carattere o dalle circostanze del padrone, pure l’umanità del secondo, invece di essere scemata dal timore, era incoraggiata dal sentimento del proprio interesse. La politica o la virtù degl’Imperatori accelerò il perfezionamento dei costumi; ed Adriano e gli Antonini estesero con i loro editti la protezion delle leggi fino alla più abietta parte degli uomini. Si tolse ai privati il diritto di vita e di morte sopra gli schiavi, del quale avevano per lungo tempo e spesso abusato, e fu riservato ai soli magistrati. Furon distrutte le sotterranee prigioni; e lo schiavo ingiuriato, se giustamente si lamentava di un intollerabil trattamento, otteneva o la libertà, od un padrone meno crudele2.

La speranza, che è il miglior sollievo della nostra imperfetta condizione, non era negata allo schiavo romano; e se trovava alcuna opportunità di rendersi utile e gradito, poteva molto ragionevolmente sperare

  1. Grutero, e gli altri compilatori riportano un gran numero d’iscrizioni indirizzate dagli schiavi alle lor mogli, ai figli, ai compagni, ai padroni ec. e che, secondo tutte le apparenze, sono del secolo degl’Imperatori.
  2. Ved. la Storia Augusta, ed una Dissert. di M. de Burigny intorno agli schiavi dei Romani nel XXXV volume dell’Accademia delle Belle Lettere.