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50 | storia della decadenza |
paese nativo1. Roma divenne a poco a poco il tempio comune dei suoi sudditi; e la cittadinanza fu conceduta a tutti gli Dei del genere umano2.
II. La meschina politica di conservare senza alcun mescuglio straniero il puro sangue degli antichi cittadini, avea rintuzzata la fortuna, ed affrettata la rovina di Atene e di Sparta. Il genio sprezzante di Roma sacrificò quella debole vanità ad una più soda ambizione, e credè più prudente ed onorevole partito adottare e far suoi la virtù ed il merito, ovunque li ritrovasse, sia tra gli schiavi o gli stranieri, sia tra i nemici od i Barbari3. Nella più florida età della Repubblica ateniese, il numero dei cittadini gradatamente decrebbe quasi da trenta4 a ventunmila5. Se al contrario si esamina l’accrescimento della Repubblica romana, si scopre che, non ostanti le continue perdite per le guerre e le colonie, i cittadini che nel primo censo di Servio Tullio non ascendevano a più di ottantatremila, erano moltiplicati, innanzi al principio della guerra Sociale, al numero di quattrocento sessantatremila uomini atti a portar le armi in servizio del-
- ↑ Macrob. Saturn. l. III c. 9. Questo autore ci dà una formola di evocazione.
- ↑ Minuzio Felice in Octavio p. 54. Arnobio l. VI p. 115.
- ↑ Tacito annal. XI 24. Il Mondo Romano del dotto Spanheim è una storia completa della progressiva ammissione del Lazio, dell’Italia e delle province alla cittadinanza romana.
- ↑ Erodoto V 97. Questo numero sembra considerabile e par credibile che l’Autore se ne sia rapportato al rumor popolare.
- ↑ Ateneo Deipnosophist. l. VI p. 172 ediz. di Casaubono; Meursio De fortuna Attica c. 4.