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dell'impero romano cap. ii. 45

nomi diversi e con diverse ceremonie essi adoravano le medesime Divinità. L’elegante mitologia di Omero dava una bella e quasi regolar forma al politeismo del Mondo antico1.

I filosofi greci ricavavano la loro morale dalla natura dell’uomo, anzi che da quella di Dio. Essi meditavan però sulla natura divina come oggetto di una speculazione molto importante e curiosa, ed in questa profonda ricerca mostravano la forza e la debolezza dell’umano intendimento2. Tra le quattro più celebri scuole, gli Stoici ed i Platonici procurarono di riconciliare i discordanti interessi della ragione e della religione. Essi ci hanno lasciate le più sublimi prove della esistenza e delle perfezioni della cagione prima; siccome però impossibile era ad essi il concepire la creazione della materia, così l’artefice, nella filosofia stoica, non viene abbastanza distinto dall’opera; mentre al contrario il Nume spirituale di Platone e dei suoi discepoli sembra piuttosto un’idea, che una sostanza, Le opinioni degli Accademici e degli Epicurei erano di una tempra men religiosa; ma nel mentre che i primi erano dalla modesta loro scienza indotti a mettere in dubbio, gli ultimi dalla loro positiva ignoranza erano costretti a negare la Provvidenza di un Reggitore supremo. Lo spirito di ricerca, avvivato dalla emulazione, e sostenuto dalla libertà, aveva divisi i pub-

  1. Ved. per esempio Cesare de bello Gallico VI 17. Nel corso di uno o due secoli i Galli medesimi dettero alle loro divinità i nomi di Marte, di Mercurio, d’Apollo ec.
  2. L’ammirabile trattato di Cicerone sulla Natura degli Dei, è la miglior guida che seguir si possa in mezzo a quelle tenebre, ed in un abisso così profondo. Questo scrittore espone candidamente, e confuta sottilmente le opinioni dei filosofi.