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storia della decadenza |
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tempo convincesse gli antichi, che subito che le loro galere eccedevano due o tre ordini di remi, erano più atte ad una vana pompa che ad un servizio reale. Augusto medesimo, nella vittoria di Azio, avea veduto la superiorità delle sue leggieri fregate (chiamate liburnie) sopra i grandi, ma lenti castelli del suo rivale1. Di queste liburnie esso compose le due flotte di Ravenna e di Miseno, destinate a dominare, una la divisione orientale del Mediterraneo, e l’altra l’occidentale, e ad ogni squadra unì un corpo di diverse migliaia di marinari. Oltre questi due porti, che posson considerarsi come le due sedi principali della marineria romana, ci aveano di considerabili forze a Frejus sulla costa della Provenza, e l’Eusino era difeso da quaranta bastimenti e tremila soldati. A tutto ciò aggiungasi l’armata navale che proteggeva la communicazione tra la Gallia e la Britannia, ed un gran numero di navi continuamente mantenute sul Reno e sul Danubio per inquietare il paese, o impedire il passaggio dei Barbari2. Ora se noi recapitoliamo questo stato generale delle forze imperiali, sì della cavalleria che dell’infanteria, delle legioni, degli ausiliari, delle guardie e della marina, il più largo computo non ci concede di portare il numero della milizia di mare e di terra a più di 450000 uomini; potenza militare, che per quanto possa formidabil parere, fu uguagliata da un Monarca del-
- ↑ Plutarco, vita di M. Antonio; e ciò non ostante, se diamo fede ad Orosio, queste enormi cittadelle non si alzavano più di dieci piedi sull’acqua VI 19.
- ↑ Vedi Giusto Lipsio De magn. rom. l. I c. 5. Gli ultimi sedici capitoli di Vegezio hanno rapporto alla marina.