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altra virtù era oppressa dal lusso e dal dispotismo. Se nella considerazione de’ loro eserciti noi passiamo dalla loro disciplina al lor numero, non sarà facile il definirlo con sufficiente esattezza. Si può computare però che la legione, la quale per se stessa era un corpo di 6831 soldati romani, poteva con i suoi seguaci ausiliari ascendere a quasi 12500 uomini. Lo stato delle truppe di Adriano e de’ suoi successori in tempo di pace non era composto di meno che di trenta di questi formidabili corpi; e formava molto probabilmente una forza permanente di 375000 uomini. In vece di esser confinate tra le mura delle città fortificate, che i Romani riguardavano come il rifugio della debolezza o della pusillanimità, le legioni erano accampate sulle rive dei gran fiumi, e lungo le frontiere dei Barbari. Siccome i loro quartieri restavano per la maggior parte fissi e permanenti, possiamo arrischiarci a descrivere la distribuzion delle truppe. Tre legioni bastavano per la Britannia. La forza principale era sul Danubio e sul Reno, e consisteva in sedici legioni distribuite in questo modo; due nella Germania inferiore, e tre nella superiore; una nella Rezia, una nel Norico, quattro nella Pannonia, tre nella Mesia, e due nella Dacia. La difesa dell’Eufrate era affidata a otto legioni, sei delle quali erano poste nella Siria, e le altre due nella Cappadocia. Riguardo all’Egitto, all’Affrica e alla Spagna, siccome erano molto lontane dal divenire importante teatro di guerra, una sola legione manteneva la domestica tranquillità di ciascuna di queste vaste province. Neppur l’Italia era lasciata priva di forza militare. Quasi 20000 soldati scelti, e distinti con titoli di coorti della città e di guardie pretoriane, vegliavano alla salvezza del Monarca e della capitale. I Pre-