Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/56


dell'impero romano cap. i. 19

pale1, era divisa in dieci coorti, e cinquantacinque compagnie, sotto gli ordini di un numero corrispondente di Tribuni e di Centurioni. La prima coorte, che sempre pretendeva il posto di onore, e la custodia dell’Aquila, era composta di 1105 soldati, i più esperimentati per valore e per fedeltà. Le altre nove coorti erano ciascuna di 555 e l’intero corpo dell’infanteria legionaria ascendeva a 6100 uomini.

Le loro armi erano uniformi, e maravigliosamente adattate alla natura del loro servizio; un elmo aperto con un alto cimiero, un pettorale, o un giacco di maglia, le gambiere, e un ampio scudo dal braccio sinistro. Lo scudo era di figura bislunga e concava, quattro piedi lungo, e largo due e mezzo, fatto di un legno leggiero, coperto di pelle di toro, e fortemente difeso con piastre di rame. Oltre una lancia più leggiera, il soldato legionario teneva nella diritta il formidabile Pilo, dardo pesante, la cui maggior lunghezza era di sei piedi, e che era terminato da una massiccia punta triangolare di acciaio, lunga diciotto pollici2. Questo istrumento era per vero dire molto inferiore alle moderne armi da fuoco; giacchè terminava in una

  1. Vegezio, l. I. c.1. Al tempo di Cicerone e di Cesare la voce miles non era che per l’infanteria. Nel basso impero e nei secoli della cavalleria significò particolarmente le persone d’armi che combattevano a cavallo.
  2. Al tempo di Polibio, di Dionigi d’Alicarnasso l. V cap. 45 la punta di acciaro del Pilo par che sia stata molto più lunga. Nel secolo in cui scriveva Vegezio, fu ridotta ad un piede, o ancora a 9 pollici. Io ho presa la media.