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10 storia della decadenza

di nuovi nomi e di nuove nazioni, le quali riconoscevano la sua autorità. Seppe che i Re del Bosforo, di Colco, dell’Iberia, dell’Albania, di Osroene e sino il Monarca istesso dei Parti avevano accettato i loro diademi dalle mani dell’Imperatore; che le indipendenti tribù delle montagne della Media e dei monti Carduchi avevano implorata la sua protezione, e che le doviziose regioni dell’Armenia, della Mesopotamia e dell’Assiria erano ridotte in province1 Ma la morte di Traiano oscurò in un momento un prospetto così luminoso; ed era giustamente da temersi, che tante lontane nazioni non iscuotessero il giogo insolito, quando non più le frenasse la mano possente che loro avealo imposto.

Era antica tradizione, che quando un Re di Roma fabbricò il Campidoglio, il Dio Termine (che presedeva ai confini, e secondo l’uso di quei secoli veniva rappresentato da una gran pietra) fosse il solo tra tutti gli Dei inferiori, che ricusasse di cedere il suo posto a Giove medesimo. Da questa ostinazione si dedusse una favorevol conseguenza, interpretata dagli Auguri come sicuro presagio, che i confini della potenza romana non si sarebber ristretti giammai2. Per molti secoli la predizione, come è solito, contribuì al suo adempimento3. Ma quel Dio Termine, che avea resistito alla maestà di Giove, cedè all’autorità di Adriano. La cessione di tutte le conquiste orientali di

  1. Dione Cassio, l. LXVIII e i Compendiatori.
  2. Ovid. Fast. l. II vers. 667. Ved. Tito Liv. e Dionigi d’Alicarnasso nel regno di Tarquinio.
  3. S. Agostino si compiace molto nel riportare questa prova della debolezza del Dio Termine e della vanità degli augurj. Ved. de Civitate Dei IV 29.