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dell'impero romano cap. i. 9

litare dalle rive del Danubio fino alle vicinanze di Bender, piazza famosa nella storia moderna, ed ora frontiera dell’Impero turco e del russo1

Traiano era avido di gloria, e finchè gli uomini saranno più liberali di applausi verso chi li distrugge che verso chi li benefica, la sete della gloria militare sarà sempre il vizio degli animi più elevati. Le lodi di Alessandro, trasmesse da una successione di poeti e di storici, avevano accesa nello spirito di Traiano una pericolosa emulazione. Simile ad Alessandro, l’Imperatore romano intraprese una spedizione contro le nazioni dell’Oriente, ma sospirando si lamentava che la sua età avanzata non gli lasciasse speranza di eguagliare la fama del figliuol di Filippo2. I successi però di Traiano furon rapidi ed insigni, benchè passeggieri. I Parti, già degenerati e divisi per le intestine discordie, fuggirono dinanzi alle sue armi. Egli trionfante scese pel fiume Tigri, dalle montagne della Armenia fino al golfo Persico, e godè l’onore di essere il primo, come ei fu l’ultimo, dei Generali romani che navigasse in quel mare lontano. Le sue flotte devastarono le coste dell’Arabia; e Traiano si lusingò, ma indarno, di toccare i confini dell’India3. Ogni giorno il Senato riceveva con istupore la notizia

  1. Ved. una memoria di M. d’Anville sopra la provincia della Dacia nella Raccolta dell’Accademia delle iscrizioni Tom. XXVIII p. 444, 458.
  2. I sentimenti di Traiano sono rappresentati al vivo e graziosamente nei Cesari dell’Imperator Giuliano.
  3. Eutropio e Sesto Rufo han voluto perpetuare questa illusione. Vedasi una dissertazione molto ingegnosa di M. Freret nelle memorie dell’Accademia delle iscrizioni Tom. XXI p. 55.