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dell'impero romano cap. x. | 409 |
con un sorriso indolente le ripetute notizie delle invasioni, delle disfatte, e delle ribellioni; e nominando con affettato disprezzo qualche particolar prodotto della perduta provincia, indolentemente dimandava se Roma sarebbe rovinata perchè più l’Egitto non le fornisse le tele di lino, e la Gallia le stoffe di Arras? Vi furono per altro pochi brevi momenti nella vita di Gallieno, nei quali inasprito da qualche ingiuria recente, comparve subitamente intrepido soldato e tiranno crudele; finchè saziato di sangue o stanco dalla resistenza, ricadeva insensibilmente nella natural placidezza e indolenza del suo carattere1.
Mentre da tal mano erano sì lentamente tenute le redini del Governo, non è maraviglia, che in ogni provincia si suscitassero in folla gli usurpatori contro il figlio di Valeriano. Fu probabilmente ingegnosa fantasia di paragonare i trenta tiranni di Roma, coi trenta tiranni di Atene, che indusse gli Scrittori della Storia Augusta a scegliere quel famoso numero, che
- ↑ Questo singolare carattere ci è stato, a quanto penso, trasmesso con fedele pittura. Breve e travaglioso fu il regno del suo successore immediato; e gli storici che scrissero avanti la elevazione della famiglia di Costantino non avevano il più lontano interesse a travisare il carattere di Gallieno.
Trebellio Pollione (Stor. Aug.) ha dedotto una spiegazione ingegnosa e naturale. Galliena era prima cugina dell’Imperatore. Avendo liberato l’Affrica dall’usurpatore Celso, ella meritossi il titolo di Augusta. Sopra una medaglia esistente nella raccolta del gabinetto del Re di Francia, si legge una simile iscrizione di Faustina Augusta intorno alla testa di Marc’Aurelio. Quanto all’Ubique Pax, si spiega facilmente colla vanità di Gallieno il quale forse avrà colto l’occasione di qualche momentanea calma. Vedi Nouvelles de la Republique des lettres Gennaio 1700 pag. 21-34.