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dell'impero romano cap. x. | 407 |
Romani1. Il racconto è morale e patetico, ma ne può essere facilmente messa in dubbio la verità. Le lettere, tuttora esistenti, dei Principi dell’Oriente a Sapore, sono manifeste imposture2; e non è naturale il supporre, che un geloso Monarca volesse (anche nella persona di un rivale) avvilire così pubblicamente la Maestà Reale. Qualunque trattamento però si fosse provato dall’infelice Valeriano nella Persia, è certo almeno che l’unico romano Imperatore, che mai cadesse nelle mani dei nemici, languì per tutta la sua vita in una prigionia senza speranza.
L’Imperatore Gallieno, che aveva lungamente sopportata con impazienza la censoria severità del suo padre e collega, ricevè la nuova delle sciagure di lui con segreto piacere e manifesta indifferenza. „Io ben sapeva,„ egli disse „che mio padre era mortale, e giacchè si è mostrato uomo coraggioso, io son soddisfatto.„ Mentre Roma deplorava il fato del suo Sovrano, la barbara freddezza del figliuolo di lui fu dai servili cortigiani celebrata come perfetta costanza di un eroe e di uno stoico3. È difficile il dipingere il leggiero, vario, ed incostante carattere di Gallieno,
- ↑ Gli autori Cristiani insultano alle miserie di Valeriano, i Pagani le compiangono. Il Sig. Tillemont ha raccolte con diligenza le loro diverse testimonianze tom. 3 p. 739. ec. La Storia orientale, prima di Maometto, è sì poco conosciuta, che i moderni Persiani ignorano interamente la vittoria di Sapore, avvenimento così glorioso per la loro nazione. Vedi la Biblioteca Orientale.
- ↑ Una di queste lettere è di Artavasde Re di Armenia. Siccome l’Armenia era una provincia di Persia, quindi non hanno mai avuta esistenza il Re, il Regno, e la lettera.
- ↑ Vedi la sua vita nella Storia Augusta.