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dell'impero romano cap. x. | 383 |
giare, presero alcuni vascelli nei porti della Spagna1, e si trasportarono nella Mauritania. Rimase quella remota provincia atterrita dal furore di questi Barbari, che parevano all’improvviso caduti da un nuovo Mondo; giacchè il loro nome, i loro costumi, ed il loro aspetto erano ugualmente sconosciuti sulle coste dell’Affrica2.
II. In quella parte della Sassonia superiore di là dall’Elba, detta adesso il Marchesato di Lusazia, sorgeva negli antichi tempi un sacro bosco, tremenda sede della superstizion degli Svevi. Non era ad alcuno permesso di entrare nel sacro recinto, senza confessare con servili legami e con supplichevole positura, l’immediata presenza del Nume supremo3. Il patriottismo insieme e la devozione contribuirono a rendere sacro il Sonnenwald, o sia bosco dei Sennoni4. Si credeva universalmente che avesse la nazione ricevuta la sua prima esistenza in quel sacro luogo. In certi determinati tempi le numerose Tribù che vantavano il sangue svevico, vi concorrevano per mezzo dei loro ambasciatori; e vi si perpetuava con barbari riti e con umani sacrifizi la memoria della comune loro origine. Il molto esteso nome degli Svevi empieva le interne contrade della Germania dalle rive dell’Oder a quello del Danubio. Si distinguevano essi dagli altri Germani per la maniera particolare di acconciare i lunghi loro capelli che rozzamente annodavano in cima alla testa; e si dilettavano di un ornamento, che