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dell'impero romano cap. i. 5

mano, nel primo secolo dell’Era cristiana, fu la provincia della Britannia. In questa sola circostanza i successori di Cesare e di Augusto crederono di dover seguire piuttosto l’esempio del primo, che il precetto del secondo. La sua situazione, vicina alle coste della Gallia, pareva invitar le lor armi; la lusinghiera, sebbene incerta speranza della pesca delle perle vi chiamava la loro avarizia1; e poichè la Britannia era considerata come un Mondo distinto ed isolato, la sua conquista faceva appena eccezione al general sistema dei confini nel continente. Dopo una guerra di circa 40 anni2 intrapresa dal più stupido, continuata dal più dissoluto, e terminata dal più timido di tutti gl’Imperatori, la maggior parte dell’isola soggiacque al giogo romano3. Le diverse tribù dei Britanni avevan valore senza condotta, ed amore di libertà senza spirito di unione. Prendevano le armi con una ferocia selvaggia, le posavano, o se le rivolgevano gli uni contro gli altri con una fiera incostanza; e

  1. Cesare non allega quest’ignobil motivo, ma Svetonio ne fa menzione, c. 47. Del resto le perle della Britannia ebbero poco valore pel colorito livido e cupo. Osserva Tacito che n’era questo un difetto inerente. Vita d’Agric. c. 12. Ego facilius crediderim naturam margaritis deesse, quam nobis avaritiam.
  2. Sotto i regni di Claudio, di Nerone e di Domiziano. Pomponio Mela, che scriveva sotto il primo di questi Principi, spera, lib. III c. 6, che col prospero successo delle armi romane, l’isola ed i suoi selvaggi abitanti saranno ben presto meglio conosciuti. È cosa molto divertente il legger ora simili passi in mezzo di Londra.
  3. Vedasi il mirabile compendio che Tacito ne ha dato nella vita di Agricola. Questo soggetto è ben lungi dall’essere esaurito, non ostante le ricerche dei nostri dotti antiquarj Camden ed Horsley.