372 |
storia della decadenza |
|
za essere molestati. Ma l’Imperatore, stimando la vittoria sicura, e risoluto di spargere un salutare spavento tra i Popoli settentrionali col castigo di questi invasori, non volle ascoltare alcuna proposizione di accordo. I magnanimi Barbari preferirono la morte alla schiavitù. Una oscura città della Mesia, nominata Forum Terebronii1, fu il teatro della battaglia. Era l’armata gotica schierata in tre linee, e fosse per elezione o per caso, la fronte della terza era coperta da una palude. Sul principio dell’azione il figliuolo di Decio, giovine di bellissime speranze, e già associato agli onori della porpora, fu da una freccia ucciso innanzi agli occhi dell’infelice padre, il quale richiamando tutta la sua virtù, disse alle truppe atterrite, che la perdita di un solo soldato era di piccola importanza per la Repubblica2. Fu terribile il conflitto; combatteva la disperazione contro il cordoglio e la rabbia. Fuggì finalmente disordinata la prima linea dei Goti; e la seconda, avanzatasi per sostenerla, ebbe la stessa sorte. La terza solamente rimase intera, e preparata a disputare il tragitto della palude, che fu imprudentemente tentato dal presuntuoso nemico. „Qui si cangiò la fortuna di quella giornata, e tutto divenne ai Romani contrario: il suolo era profondamente fangoso, cedente sotto i piedi di quelli che stavan fermi, e sdrucciolevole per gli altri che s’avanzavano: grave era la loro armatura, profonde le acque;
- ↑ Tillemont Stor. degl’Imperatori, tom. III p. 598. Zosimo ed alcuni dei suoi seguaci confondono il Danubio col Tanai, e mettono il campo di battaglia nelle pianure della Scizia.
- ↑ Aurelio Vittore riporta due diverse azioni per la morte dei due Decj; ma io ho preferito il racconto di Giornandes.